lunedì 8 dicembre 2014

Le intercettazioni su Denise: chi non le ha viste?

La notizia è di qualche giorno fa, ma è passata quasi inosservata a causa di notizie più eclatanti e che ancora destano stupore, tipo il caso della ‘mafia romana’. Purtroppo, per chi sia un minimo disilluso, non meraviglia che, nell’amministrazione della capitale, ci fossero ‘pasticci’ che coinvolgevano destra e sinistra, delinquenti ed amministratori, affaristi e ‘filantropi’.
Ma che un caso di ‘scomparsa’ venga riaperto dopo dieci anni per un’intercettazione che risale, appunto, a dieci anni fa, lascia perplessi. Parliamo, per chi non l’avesse capito, della scomparsa di Denise Pipitone, sparita da casa il 1° settembre del 2004; l’intercettazione, registrata il 1° ottobre (quindi dopo solo un mese dalla sparizione della piccola), è stata resa nota solo pochi giorni fa, durante il processo d’appello che vede imputata la sorellastra di Denise, Jessica Pulizzi, la quale –durante una conversazione con la sorella- affermerebbe che la bambina sarebbe stata uccisa dalla loro madre, tradita dal marito, padre naturale di Denise.
Perché questo elemento, molto importante, non è mai emerso prima? Al di là della veridicità dell’affermazione, com’è possibile che nessuno, in dieci anni, l’abbia reso noto?
Si parla molto delle lungaggini della giustizia italiana, ma un fatto del genere è inconcepibile: quanti soldi sono stati spesi per quelle intercettazioni, per l’impegno di mezzi e uomini, per processi, interrogatori, indagini?
E, soprattutto, quante energie ha speso Piera Maggio, la mamma di Denise, per cercare la sua bimba, per lanciare appelli, per tenere viva l’attenzione sul suo caso? Quante notti insonni, quanto dolore, quante lacrime, quante speranze frustrate ad ogni segnalazione, quante preghiere, quanta disperazione avranno fiaccato il suo animo? Possiamo solo, lontanamente, immaginarlo.
Dov’erano quelle intercettazioni? Perché nessuno, in 10 anni, le ha lette? Chi non le ha viste?
È un fatto inaccettabile, inconcepibile. Se il contenuto di quei file rispondesse al vero, lo Stato dovrebbe lautamente risarcire Piera Maggio per i suoi dieci anni di dolore, per lo smarrimento, la pena, l’angoscia. Questo non le ridarebbe sua figlia, ma almeno la risarcirebbe, parzialmente, per tanta pena.
Di questi tempi, l’Italia sembra essere tornata un paese di sudditi, non di cittadini. E invece lo Stato dovrebbe pagare per la sua inefficienza, per la sua lentezza, per la sua superficialità.
Questo sarebbe, è doveroso.

© Danila Faenza



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