Chi ha una certa età forse
ricorda che, negli anni ’80, quando anche in Italia si diffusero i fastfood, i
nutrizionisti, i medici, i dietologi e la qualsiasi lanciarono l’allarme contro
questo tipo di alimentazione.
A parte il fatto che sono contro
le demonizzazioni, a distanza di 30 e più anni devo dire che quelli erano falsi
allarmi, perché la ‘nostra’ dieta, cioè la dieta mediterranea, è talmente buona,
sana e variata che il McDonald, tanto per intenderci, per noi è uno ‘sfizio’,
una variante tra le tante come il ristorante cinese, greco, messicano, macrobiotico,
giapponese, africano, vietnamita o vegano (a proposito, cosa mangiano in Scozia
e/o in Australia?).
Il fatto che nel nostro Paese non
abbia attecchito l’abitudine di pranzare o cenare abitualmente nei fastfood o
con i take-away (di qualsiasi tipo) è da considerarsi una vera fortuna, dal
punto di vista della salute.
Negli ultimi due anni ho visto
all’incirca una quindicina di trasmissioni (prodotte nel Regno Unito e negli
USA) sui problemi legati alla grande obesità, problema molto diffuso oltreoceano;
parliamo, tanto per intenderci, di persone che pesano dai 130 ai 300 chili, con
punte preoccupanti in certi stati o città: un servizio sconvolgente riguardava
una cittadina degli States in cui sono fiorite, per necessità, aziende di pompe
funebri specializzate, diciamo così, in taglie forti. Il titolare di una di
queste ditte affermava che, riguardo al settore infantile, avevano richieste
per almeno 13 bare all’anno.
Si tratta di persone che, nella
maggioranza dei casi, non riescono più ad essere autonome a causa del peso:
spesso vivono a letto e, per lavarsi, necessitano di una ‘piscina’ da giardino
o di persone che si prendano cura della loro igiene lavandoli con spugne o con
ausili medici; questa condizione di vita comporta complicazioni come il
diabete, pressione alta, malattie cardiovascolari e respiratorie, trombosi,
flebiti, infezioni dovute a piaghe da decubito e da tessuti a contatto con
altre parti, masse tumorali linfatiche benigne talmente enormi che impediscono la deambulazione.
Viene da chiedersi, ovviamente,
come sia possibile raggiungere un livello talmente alto di obesità , tale da mettere
in pericolo la vita. C’è da dire che, dietro alla maggior parte di queste
storie, ci sono lutti non elaborati, abusi subiti durante l’infanzia, traumi
molto forti; tuttavia queste non sono situazioni rare e/o legate alla zona di
provenienza: quanti di noi possono riconoscersi in questi ‘incidenti’
esistenziali senza avere problemi patologici legati al peso?
Forse è vero che, soprattutto
negli Usa, una scarsa dimestichezza con la propria psiche, legata ad una cultura
pragmatica e quasi indenne dalla profondità della visione psicoanalitica, porta
a dare minore importanza agli aspetti psicologici profondi legati al disagio. Però, a parte questo, ci sono anche cause che
dipendono dallo stile di vita e dalle abitudini alimentari.
Facendo un rapido riassunto, una colazione-tipo
di queste persone consiste in:
due-tre uova fritte con due-tre
fette di bacon accompagnate da 3-4 fette di pane da toast fritte nel burro e due- tre salsicce (o wurstel), un’abbondante porzione di purè di patate con
funghi e una porzione di fagioli stufati. Praticamente quel che io mangerei in due giorni.
Il pranzo, generalmente, consiste
in:
a)
tre o più hamburger con patate fritte; pasta in
scatola, in busta; tre o più hotdog con patate fritte, ciambelle fritte,
cioccolatini, frappé
b)
pesce fritto con patate fritte (quantità
industriale); oppure kebab super unto con pane fritto, cibo cinese da asporto
(porzione individuale: due-tre involtini primavera, nuvole di drago in quantità
impossibili, spaghetti di soia conditi con maiale, vitello, dromedario e cane
obeso; maiale in agrodolce, riso alla cantonese e cantoniere al curry)
c) pizza (e non si tratta della pizza nostrana, ma
di una ‘pizza’ la cui base è circa due centimetri di altezza, condita su ogni
millimetro di superficie con salsiccia, bacon, wurstel, salame piccante, formaggi
e altri ingredienti ‘sospetti’) più patate fritte, un paio di panini (hotdog
e/o hamburger), ciambelle fritte, ali di pollo fritte, ali di pipistrello in
salmì condite con lardo di civetta.
La cena, più o meno, ricalca il
pranzo (con qualche alternanza, per fortuna).
Ovviamente, tra la colazione e il
pranzo e il pranzo e la cena, ci sono dei ‘necessari’ spuntini (tanto per non
morire d’inedia) che consistono sempre nelle stesse cose: hotdog, hamburger, ciambelle
fritte, pollo fritto, patate fritte, kebab, coyote (ovviamente fritto), pelo di
cammello come contorno.
Il tutto è consumato senza una
goccia d’acqua, ma esclusivamente con bibite gassate (nell’ordine di 3-4 litri
al giorno). Non parliamo poi di verdure, insalate crude, alimenti vegetali, del
tutto banditi.
Ora capisco perché gli americani
conosciuti in Rete mi sbeffeggiavano dicendo che la pasta e la pizza
ingrassano: per loro la pizza o gli spaghetti
tanto per dire, sono solo uno degli elementi di un condimento
dall’ aspetto ‘sinistro’ e pieno di unto.
Aldilà di questo (senza contare
la quantità), un elemento colpisce: più le persone sono povere, più mangiano in
questo modo,: in questi Paesi –come, ormai, in Italia – un alimento da fast
food costa molto meno di un equivalente
cucinato a casa, ma è molto meno nutriente e meno sano. Quasi nessuno di questi grandi obesi cucina, ma si serve di cibo da asporto.
La nostra cucina mediterranea, se
genuina, è molto più conveniente e salutare: un piatto di spaghetti aglio,olio
e peperoncino – per fare un esempio- costa molto meno di un hamburger
economico; una pasta e fagioli, per quanto condita, è molto più salutare e
nutriente di un hotdog e costa meno.
C’è chi, per convenienza,
conformismo o stupidità, ripete in continuazione lo slogan per cui, in cinese,
la parola ‘crisi’ equivale ad ‘opportunità’. Beh… ho dei seri dubbi in merito,
ma riguardo all’ alimentazione direi che questo, per noi, potrebbe essere vero. Anche
in Italia, a causa della crisi, si è registrata una tendenza alla cattiva
alimentazione ma, nel nostro caso, noi abbiamo più risorse culturali, dal punto
di vista gastronomico: ogni regione ha moltissime tradizioni di cucina ‘povera’
e sana; la pasta si può condire in tantissimi, economici modi; i cereali, che
abbiamo trascurato negli ultimi decenni, sono sempre stati una risorsa
energetica preziosa e una ricchezza proteica; il pesce azzurro è tra i più
salutari e costa pochissimo; della carne, dicono i nutrizionisti, non si
dovrebbe abusare e, consumandola due-tre volte a settimana, possiamo alternare
le carni ‘pregiate’ a quelle alternative, più economiche ma non meno ricche di
nutrienti; abbiamo una grande varietà di verdure e frutti con cui poter
alimentarci, non necessariamente spendendo una fortuna, se evitiamo le
primizie. Una regola della buona alimentazione è la varietà dei cibi e, forse,
poche nazioni al mondo hanno una così grande quantità di cibi, ricette e
tradizioni culinarie. Riscopriamole, senza abbandonarci all’abitudine data
dalla pigrizia.
© Danila Faenza
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