
Cristina Comencini è, in Italia,
l’unico esempio di scrittrice-regista. Intendiamo come rappresentante
dell’altra metà del cielo: l’altro autore che scrive e trae film dai suoi
romanzi è Pupi Avati.
Certo, per chi sa anche scrivere
in prosa, è probabilmente più facile tradurre in immagini le emozioni che
voleva trasmettere ma, nello stesso tempo, appare più difficile creare un’opera a sé stante
mettendo da parte le parole per condensarle in immagini.
La bestia nel cuore (2005) della regista romana, tratto appunto dal
suo romanzo omonimo, è un esempio lampante di come questa delicata operazione
sia, in questo caso, perfettamente riuscita.
Il tema, per chi non avesse visto
il film né letto il libro, è quello dell’abuso sessuale sui bambini da parte
dei genitori. Purtroppo questo atto odioso è molto più agito
all’interno delle famiglie che da parte di estranei, con l’aggravante che
avviene proprio da parte della persona (il padre) che dovrebbe, in teoria,
tutelare e proteggere la famiglia: questo fa sì che il trauma sia ancora più
devastante, perché va ad intaccare quella fiducia che dovrebbe essere alla base
dei rapporti genitori-figli. Ma, del resto, sappiamo bene che l’ormai famosa ‘famiglia
del Mulino Bianco’ non esiste se non negli spot pubblicitari e che, ora più che
mai, le responsabilità genitoriali vengono spesso surclassate da impulsi egocentrici
se non distruttivi.
Protagonisti della storia sono
due fratelli, Sabina e Daniele, interpretati, nel film, dalla sempre bravissima
Giovanna Mezzogiorno (Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile nel
2005) e da Luigi Lo Cascio.
Sabina vive una vita normale ma,
dopo la riesumazione e lo spostamento delle salme dei genitori, comincia ad
avvertire un disagio legato ad incubi ricorrenti. Rendendosi conto che non
ricorda la sua infanzia, decide, per le feste di Natale, di andare a trovare
suo fratello, che vive negli Stati Uniti. Lì si renderà conto che anche il
fratello ha delle problematiche legate al suo ruolo paterno.
A raccogliere le confidenze di
Sabina la sua migliore amica, Emilia (Stefania Rocca), da sempre segretamente
innamorata di lei e divenuta cieca; Maria (Angela Finocchiaro, David di Donatello
2006 come migliore attrice non protagonista) dovrà prendersi cura di lei
durante la vacanza di Sabina e, alla fine, ognuno dei personaggi troverà una
via d’uscita alla propria infelicità.
Ad alleggerire l’atmosfera,
rispetto al romanzo, è proprio la presenza di Angela Finocchiaro, bravissima
come sempre e assolutamente esilarante.
Un romanzo da leggere, un film da
vedere per chi non lo ha visto, da rivedere per coloro a cui è piaciuto.
© Danila Faenza
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