venerdì 4 luglio 2014

Un libro, un film: La bestia nel cuore


Cristina Comencini è, in Italia, l’unico esempio di scrittrice-regista. Intendiamo come rappresentante dell’altra metà del cielo: l’altro autore che scrive e trae film dai suoi romanzi è Pupi Avati.
Certo, per chi sa anche scrivere in prosa, è probabilmente più facile tradurre in immagini le emozioni che voleva trasmettere ma, nello stesso tempo, appare  più difficile creare un’opera a sé stante mettendo da parte le parole per condensarle in immagini.
La bestia nel cuore (2005) della regista romana, tratto appunto dal suo romanzo omonimo, è un esempio lampante di come questa delicata operazione sia, in questo caso, perfettamente riuscita.
Il tema, per chi non avesse visto il film né letto il libro, è quello dell’abuso sessuale sui bambini da parte dei genitori. Purtroppo questo atto odioso è molto più agito all’interno delle famiglie che da parte di estranei, con l’aggravante che avviene proprio da parte della persona (il padre) che dovrebbe, in teoria, tutelare e proteggere la famiglia: questo fa sì che il trauma sia ancora più devastante, perché va ad intaccare quella fiducia che dovrebbe essere alla base dei rapporti genitori-figli. Ma, del resto, sappiamo bene che l’ormai famosa ‘famiglia del Mulino Bianco’ non esiste se non negli spot pubblicitari e che, ora più che mai, le responsabilità genitoriali vengono spesso surclassate da impulsi egocentrici se non distruttivi.
Protagonisti della storia sono due fratelli, Sabina e Daniele, interpretati, nel film, dalla sempre bravissima Giovanna Mezzogiorno (Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile nel 2005) e da  Luigi Lo Cascio.
Sabina vive una vita normale ma, dopo la riesumazione e lo spostamento delle salme dei genitori, comincia ad avvertire un disagio legato ad incubi ricorrenti. Rendendosi conto che non ricorda la sua infanzia, decide, per le feste di Natale, di andare a trovare suo fratello, che vive negli Stati Uniti. Lì si renderà conto che anche il fratello ha delle problematiche legate al suo ruolo paterno.
A raccogliere le confidenze di Sabina la sua migliore amica, Emilia (Stefania Rocca), da sempre segretamente innamorata di lei e divenuta cieca; Maria (Angela Finocchiaro, David di Donatello 2006 come migliore attrice non protagonista) dovrà prendersi cura di lei durante la vacanza di Sabina e, alla fine, ognuno dei personaggi troverà una via d’uscita  alla propria infelicità.
Ad alleggerire l’atmosfera, rispetto al romanzo, è proprio la presenza di Angela Finocchiaro, bravissima come sempre e assolutamente esilarante.
Un romanzo da leggere, un film da vedere per chi non lo ha visto, da rivedere per coloro a cui è piaciuto.

© Danila Faenza 


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