mercoledì 16 dicembre 2015

Il jukeboxe del passato: Mango, Tu...sì

Pochi giorni fa ricorreva il primo anniversario della morte di Mango, morte inaspettata e sconvolgente per coloro che assistevano al concerto in cui si è sentito male ma, soprattutto, per i suoi familiari.
L’Italia è un Paese anomalo: generalmente non riconosciamo il ‘genio’ se non dopo la morte, qualche volta nemmeno in questa circostanza; altre volte, al contrario, creiamo dei falsi miti intorno a persone pochissimo dotate o dotate esclusivamente o quasi di ‘qualità’ esteriori come la bellezza, la gioventù, la spavalderia, l’inconsapevolezza, l’arrivismo fine a se stesso (vedi i gieffini, i tronisti, le veline, i trombisti, nani e ballerine). Peccato, perché le ‘eccellenze’ della nostra terra sono ben altre.
Personalmente credo che Mango sia stato un interprete non grande ma enorme grazie alla sua vocalità, unica e dal timbro particolarissimo; come musicista aveva una sua ‘cifra’, nel senso che le sue musiche portavano la sua firma: se avevi un minimo di sensibilità musicale capivi che quella canzone l’aveva scritta lui anche se era interpretata da Loretta Goggi, da Mia Martini, da Loredana Berté (e comunque non parliamo di starlette, ma di grandi interpreti)
Si trattava di una musicalità che, da profana’, definirei ‘aperta’, nel senso che, nell’inciso, le sue canzoni mutavano di melodia e si espandevano in maniera ‘mediterranea’, aldilà della struttura iniziale del brano.
Un esempio per tutti sia Tu... sì  , brano presentato al Festival di Sanremo nel 1990 e scritto da Mango e dal fratello Armando: nell’album che ospita la canzone, molti brani sono scritti, per la parte letteraria, da quel mostro di bravura che è Mogol; tuttavia la differenza non si percepisce, perché è la musica a portarci in un'atmosfera unica.
Oltre alla tecnica, si percepisce l’ispirazione, l’anima, l’originalità dell’artista.
Come Domenico Modugno, Giuni Russo, Mia Martini, Pino Daniele, Lucio Dalla e Lucio Battisti, Mango era un artista unico, insostituibile. Ci mancherà la sensualità del suo timbro e del suo falsetto, la mediterraneità della sua voce, la sua bellezza, la sua ritrosia all'esposizione mediatica, inversamente proporzionale al suo talento, la sua originalità di compositore e di interprete.



© Danila Faenza

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