In questi giorni tutte le reti
televisive hanno commemorato, in svariati modi, la morte di Pier Paolo
Pasolini, assassinato il 2 novembre del 1975, a soli 53 anni.
Nato a Bologna dal matrimonio tra
un ufficiale dei carabinieri romagnolo e una maestra friulana, Susanna Colussi,
visse in svariate località a causa della professione paterna. A Bologna, in via Borgonuovo 4, dove nacque, c’è ancora una
targa che lo ricorda.
Sulle dinamiche della sua morte
ancora permangono molti dubbi, a causa di testimoni reticenti e circostanze
poco chiare, sottolineate sia dalla sua amica del cuore, Laura Betti, sia da
altre autorevoli voci (dalla giornalista Oriana Fallaci al regista Marco Tullio
Giordana che, nel suo film Pasolini, un
delitto italiano -1995-, evidenzia le contraddizioni emerse nel processo a
Pino Pelosi, l’uomo ritenuto il solo responsabile dell’omicidio).
Negli ultimi anni, peraltro,
Pelosi, pur avendo già scontato la condanna, ha raccontato altre versioni del
fatto, ammettendo che l’omicidio dell’intellettuale sarebbe stato perpetrato
insieme ad altre persone- cosa da sempre ritenuta probabile- e in conseguenza
della richiesta di un riscatto del furto di alcune ‘pizze’ di un film di
Pasolini.
Qualsiasi cosa sia successa
quella notte , al tempo la reazione dell’opinione pubblica, in generale, fu
quella di chiudere il caso come la naturale conseguenza di una devianza –
quindi di una colpa- consistente nell’omosessualità , ‘aggravata’ dal comprare
il sesso facile con ragazzini poveri – e sfruttabili- nei bassifondi di Roma.
Questa ‘pubblica sentenza’ fu
certo agevolata dalla ‘scomodità’ del personaggio Pasolini, una delle voci
intellettuali più raffinate e ‘fuori dal coro ’ della cultura italiana.
Cattolico, comunista e
omosessuale dichiarato: tre concetti che, all’epoca, facevano a pugni l’uno con
l’altro. Eppure, aldilà dei risultati della sua arte, a volte controversa come
lui, di un Pasolini avremmo proprio un gran bisogno, in quest’epoca di
conformismo lineare anche nel cosiddetto ‘politicamente corretto ’. In un Paese
di pecore, ci sarebbe un gran bisogno di menti libere come la sua, che
attraversano trasversalmente le arti come le ideologie, smascherando le
ipocrisie non più ‘borghesi’ ma di costume, di politica, di fede, di
contraddizione tra i falsi miti che si hanno in testa e la ‘pratica’ del vivere
quotidiano.
Speriamo che, prima o poi, sia
fatta luce su questo omicidio che non fu solo vigliacco e scellerato, ma anche –in
qualche modo- politico.
Del legame fortissimo di Pasolini
con la madre si è sempre saputo, scritto, speculato. Ma vero è che testimoni
oculari, durante il suo martirio, lo sentirono invocare ‘mamma, aiutami mamma’,
come tutti i comuni mortali quando sentono avvicinarsi il pericolo e la morte.
Questo è uno dei tanti elementi
che ce lo rendono ancora più umano.
Alla sua terribile agonia, la
musicista Giovanna Marini ha dedicato questo brano, ispirato all’Orazione di
San Donato (http://wikitesti.com/index.php/L'orazione_di_San_Donato) .
Ascoltiamolo, ne vale la pena.
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