Dopo la morte inaspettata di
David Bowie i media si scatenano nel leggere, nel video Lazarus, una sorta di preveggenza.
Francamente non trovo nulla di
‘esoterico’ in questo video, ma molto di più. Voglio dire che appare evidente
che Bowie sapesse di morire e non per qualche motivo ‘arcano’, ma per una chiara,
lucida consapevolezza.
Credo che questo lo renda ancora
più grande perché non è da tutti
‘elaborare’ la propria, prossima, morte, in maniera artistica. Penso che solo
le persone molto evolute siano in grado di farlo, accantonando la loro parte
‘terrena’ per fare, anche della propria morte, un atto artistico, creativo. Un
modo, insomma, per dare scaccomatto anche alla Nera Signora.
E, a proposito di ‘nero’, anche
il titolo del suo ultimo album, Black Star,
suona come un addio ed un arrivederci: sono stato una stella e sempre lo sarò,
anche se una stella nera. .
Quando ero bambina David Bowie
era già famoso e già mi piaceva: credo di essere una delle poche, della mia
generazione, a ricordarsi la versione italiana di Space Oddity , Ragazzo solo
ragazza sola (1970), il cui testo
fu scritto da Mogol; nonostante il grande successo planetario della sua musica,
il suo modo stravagante di porsi lo fece considerare dai più come una meteora,
una moda passeggera, un personaggio bizzarro che sarebbe stato presto archiviato.
Invece sono passati anni, decenni
e lui era ancora lì, aldilà delle mode, del tempo, dei cambiamenti, sempre più
bravo, libero e alto, altissimo.
Perché gli artisti veri sono
soprattutto questo: uccelli che volano alto e vedono tutto da una prospettiva
molto diversa da quella terrena. Ma in Bowie, evidentemente, c’era un quid in più: quel distacco tipico degli
illuminati, dei santi, dei lama buddisti, dei grandi saggi, delle persone
comunque spiritualmente (e, quindi, umanamente) più evolute di tutti gli altre.
Il video di Lazarus è agghiacciante, sia per le immagini che per il testo:
senza mezzi termini trasmette l’idea della morte, della sofferenza, ma anche
della trasformazione; d’altronde già da Space Oddity il Duca Bianco aveva
mostrato la sua propensione al distacco dalle cose terrene e l’aspirazione a
‘volare’: il testo, infatti, parla di un astronauta perso nello spazio ma che
non perde il controllo; non solo non si rassegna, ma è curioso di ciò che l’aspetta ( Planet
Earth is blue And there's nothing I can do: il pianeta Terra è azzurro e
non c’è niente che io possa fare).
Mi pare di intravedere un filo
conduttore tra l’astronauta che vaga nell’universo, sperduto ma tranquillo, e
questo Lazzaro resuscitato e scarnificato, con quegli occhi troppo grandi su un
viso smunto, che scrive parole che escono da un quaderno e che, alla fine, si
rinchiude in un armadio. Come a dire: ci sono stato, ho vissuto, ho sofferto e
morirò; ma ci sarò, anche se non mi
vedrete.
Giocare a nascondino con la morte
quando si sa di dover morire è davvero cosa per persone che sono andate ‘oltre’.
Forse anche questo spiega, in parte, il motivo per cui un essere umano diventa
un’icona. Almeno io la penso così.
@ Danila Faenza
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