Pochi giorni fa ricorreva il primo anniversario
della morte di Mango, morte inaspettata e sconvolgente per coloro che
assistevano al concerto in cui si è sentito male ma, soprattutto, per i suoi
familiari.
L’Italia è un Paese anomalo: generalmente non
riconosciamo il ‘genio’ se non dopo la morte, qualche volta nemmeno in questa
circostanza; altre volte, al contrario, creiamo dei falsi miti intorno a
persone pochissimo dotate o dotate esclusivamente o quasi di ‘qualità’
esteriori come la bellezza, la gioventù, la spavalderia, l’inconsapevolezza,
l’arrivismo fine a se stesso (vedi i gieffini, i tronisti, le veline, i
trombisti, nani e ballerine). Peccato, perché le ‘eccellenze’ della nostra
terra sono ben altre.
Personalmente credo che Mango sia stato un interprete
non grande ma enorme grazie alla sua vocalità, unica e dal timbro
particolarissimo; come musicista aveva una sua ‘cifra’, nel senso che le sue
musiche portavano la sua firma: se avevi un minimo di sensibilità musicale
capivi che quella canzone l’aveva scritta lui anche se era interpretata da
Loretta Goggi, da Mia Martini, da Loredana Berté (e comunque non parliamo di
starlette, ma di grandi interpreti)
Si trattava di una musicalità che, da profana’,
definirei ‘aperta’, nel senso che, nell’inciso, le sue canzoni mutavano di
melodia e si espandevano in maniera ‘mediterranea’, aldilà della struttura
iniziale del brano.
Un esempio per tutti sia Tu... sì , brano presentato al Festival di
Sanremo nel 1990 e scritto da Mango e dal fratello Armando: nell’album che
ospita la canzone, molti brani sono scritti, per la parte letteraria, da quel
mostro di bravura che è Mogol; tuttavia la differenza non si percepisce, perché
è la musica a portarci in un'atmosfera unica.
Oltre alla tecnica, si percepisce l’ispirazione,
l’anima, l’originalità dell’artista.
Come Domenico Modugno, Giuni Russo, Mia Martini,
Pino Daniele, Lucio Dalla e Lucio Battisti, Mango era un artista unico,
insostituibile. Ci mancherà la sensualità del suo timbro e del suo falsetto, la
mediterraneità della sua voce, la sua bellezza, la sua ritrosia all'esposizione mediatica, inversamente proporzionale al suo talento, la sua originalità di compositore e di
interprete.
© Danila Faenza