martedì 3 novembre 2015

Pasolini: 40 anni senza la sua voce

In questi giorni tutte le reti televisive hanno commemorato, in svariati modi, la morte di Pier Paolo Pasolini, assassinato il 2 novembre del 1975, a soli 53 anni.  
Nato a Bologna dal matrimonio tra un ufficiale dei carabinieri romagnolo e una maestra friulana, Susanna Colussi, visse in svariate località a causa della professione paterna. A Bologna, in  via Borgonuovo 4, dove nacque, c’è ancora una targa che lo ricorda.
Sulle dinamiche della sua morte ancora permangono molti dubbi, a causa di testimoni reticenti e circostanze poco chiare, sottolineate sia dalla sua amica del cuore, Laura Betti, sia da altre autorevoli voci (dalla giornalista Oriana Fallaci al regista Marco Tullio Giordana che, nel suo film Pasolini, un delitto italiano -1995-, evidenzia le contraddizioni emerse nel processo a Pino Pelosi, l’uomo ritenuto il solo responsabile dell’omicidio).
Negli ultimi anni, peraltro, Pelosi, pur avendo già scontato la condanna, ha raccontato altre versioni del fatto, ammettendo che l’omicidio dell’intellettuale sarebbe stato perpetrato insieme ad altre persone- cosa da sempre ritenuta probabile- e in conseguenza della richiesta di un riscatto del furto di alcune ‘pizze’ di un film di Pasolini.
Qualsiasi cosa sia successa quella notte , al tempo la reazione dell’opinione pubblica, in generale, fu quella di chiudere il caso come la naturale conseguenza di una devianza – quindi di una colpa- consistente nell’omosessualità , ‘aggravata’ dal comprare il sesso facile con ragazzini poveri – e sfruttabili- nei bassifondi di Roma.
Questa ‘pubblica sentenza’ fu certo agevolata dalla ‘scomodità’ del personaggio Pasolini, una delle voci intellettuali più raffinate e ‘fuori dal coro ’ della cultura italiana.
Cattolico, comunista e omosessuale dichiarato: tre concetti che, all’epoca, facevano a pugni l’uno con l’altro. Eppure, aldilà dei risultati della sua arte, a volte controversa come lui, di un Pasolini avremmo proprio un gran bisogno, in quest’epoca di conformismo lineare anche nel cosiddetto ‘politicamente corretto ’. In un Paese di pecore, ci sarebbe un gran bisogno di menti libere come la sua, che attraversano trasversalmente le arti come le ideologie, smascherando le ipocrisie non più ‘borghesi’ ma di costume, di politica, di fede, di contraddizione tra i falsi miti che si hanno in testa e la ‘pratica’ del vivere quotidiano.
Speriamo che, prima o poi, sia fatta luce su questo omicidio che non fu solo vigliacco e scellerato, ma anche –in qualche modo- politico.
Del legame fortissimo di Pasolini con la madre si è sempre saputo, scritto, speculato. Ma vero è che testimoni oculari, durante il suo martirio, lo sentirono invocare ‘mamma, aiutami mamma’, come tutti i comuni mortali quando sentono avvicinarsi il pericolo e la morte.
Questo è uno dei tanti elementi che ce lo rendono ancora più umano.
Alla sua terribile agonia, la musicista Giovanna Marini ha dedicato questo brano, ispirato all’Orazione di San Donato (http://wikitesti.com/index.php/L'orazione_di_San_Donato) .
Ascoltiamolo, ne vale la pena.