martedì 6 gennaio 2015

Pino Daniele e le polemiche dei napoletani.

La morte di Pino Daniele ha alcune cose in comune con quella di Lucio Dalla: inaspettata e con polemiche di strascico.
Nel caso di Dalla ci furono i ‘talebani dell’omosessualità’ che pretendevano un outing postumo rivendicando ‘l’appartenenza’ del cantautore ad una schiera, una minoranza cui lui non aveva mai dichiarato di appartenere: certo non si nascondeva, ma neanche  sbandierava la sua vita privata di cui, infatti, non parlava praticamente mai.
Nel caso di Daniele, invece, c’è l’arroganza di parte dei suoi fans e dei napoletani che si sentono in diritto di decidere come, dove e quando debba essere esposta la salma, dove vengano celebrati i funerali, dove debbano riposare le sue ceneri.
Viviamo in una società che vuol decidere di te in qualsiasi momento: per legge non puoi decidere se morire quando non ne puoi più e, anche quando muori, c’è chi vuol parlare per te, chi rivendica il diritto di ‘iscriverti’ ad  un club, ad uno schieramento, ad una appartenenza.
Pino Daniele era napoletano, con tutto il suo essere. Ma, se nonostante questo ha deciso di ‘riposare’ a Grosseto, una ragione ci sarà e riguarda solo lui.
Se la famiglia, conoscendolo molto meglio di migliaia di fans, ha deciso di celebrare i funerali a Roma, avrà ritenuto meglio agire in questo senso.
L’appartenenza ad una città, ad un partito, ad una minoranza non significa nulla nel momento in cui uno muore, quindi trovo veramente pretestuose ed arroganti le rivendicazioni dei napoletani che sentono il cantautore come una loro proprietà privata: le persone appartengono a chi davvero le ama e, quando non ci sono più, è la loro arte ad appartenere a tutti. Il resto è solo stupido ed inutile berciare che dimostra solo una dilagante mancanza di rispetto verso le scelte personali.


© Danila Faenza